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giovedì 19 luglio 2012

18 luglio Kalaikum-Korog




18 luglio
Kalaikum-Korog ( 245 km.)

La mattina ci svegliamo con le ossa rotte, stanchissimi. Knut accusa ancora dolori al ginocchio sinistro a causa delle cadute. Dopo colazione, verso le 9, partiamo. Impieghiamo quasi tutta la giornata per percorrere la distanza che ci separa da Korog. La strada è un po’ meglio di quella di ieri, nel senso che non si attraversano i letti dei fiumi, ma è sempre disastrata, inoltre è percorsa da molti camion che è difficile sorpassare e che c’investono di polvere. Incrociamo anche parecchi fuoristrada lanciati a velocità folli su questa strada. In un punto la strada è interrotta da un ruscello, in un altro da una cascatella, così, per prudenza, scendo e lascio che Knut superi da solo i punti critici. Facciamo conoscenza con un danese, su un Kawasaki 650, diretto a Korog come noi. Spesso incontriamo posti di controllo dove dobbiamo mostrare i passaporti e in cui registrano anche la targa delle moto. Il paesaggio è splendido: imponenti montagne, alcune con le cime innevate, sorgono sia sul versante tagiko sia su quello afgano. I piccoli villaggi che attraversiamo sono immersi nel verde di grandi alberi, per lo più noci, albicocchi e filari di pioppi lungo la riva del fiume. I villaggi afgani hanno minuscole casette di mattoni di fango che si mimetizzano con le aspre e scoscese montagne marroni. Altri sono semi nascosti da pioppi flessuosi, attraversati da impetuosi ruscelli.
  Alle 17 arriviamo a Korog e prendiamo alloggio per due notti al Lal’In Hotel. E’ un posto grazioso, con un bel giardino ricco di fiori e alberi, in cui sorgono tre piccoli gazebo. La camera è grande e ben arredata.  


Vista dal "Home Stay" a Kalaikum





Controllo profondità





Pranzo sotto un grande noce



Afgani


Morten il danese che abbiamo incontrato



Villaggio Afgano


17 luglio Dangara-Kalaikum


 17 luglio
Dangara-Kalaikum ( 260 km circa)

 Alle 5,30 siamo svegli. Alle 6 prepariamo le moto, beviamo un po’ d’acqua e mangiamo 3 biscotti, poi, a fatica tiriamo fuori le moto dal giardinetto fangoso dove le abbiamo parcheggiate. La strada, all’inizio discreta, peggiora rapidamente. Diventa sterrata, ma con numerose buche, resti di asfalto e, quel che è peggio, tratti sabbiosi e addirittura nel letto sassoso dei fiumi. Cadiamo una prima volta sulla sabbia; la moto è troppo pesante e affonda. La seconda volta, dovendo attraversare un guado, scendo. Knut affronta il guado, ma l’acqua diventa profonda e la ruota anteriore prende un grosso sasso, rovesciandosi su un lato. Nel frattempo gli altri ci hanno raggiunto e con gli sforzi combinati riusciamo a sollevare il BMW carico. La strada pessima prosegue nella stretta valle del fiume Pianji. Color cenere, corre impetuoso, selvaggio, segnando il confine con l’Afghanistan. Nei tratti in cui la valle si restringe, possiamo osservare scene di vita sul versante afgano: bambini che fanno il bagno in un tratto placido del fiume, una fila di asini carichi e di uomini percorre la stretta mulattiera, piccoli villaggi.
Lungo questa strada tremenda incontriamo un gruppo di ciclisti, tre ragazze e tre ragazzi, con i quali scambiamo quattro chiacchiere. Sono svizzeri, olandesi e inglesi, in viaggio da tre mesi. Più avanti, in un tratto in salita, superiamo una coppia di ciclisti che arrancano e li salutiamo. Solo alle 18 raggiungiamo il paese di Kalaikum dove troviamo alloggio in una home stay molto modesta ( il gabinetto, in cortile, consiste in un buco nel pavimento; la doccia è una vecchia vasca coi piedini, tutta arrugginita, in uno stanzino in cortile). Dormiamo su strapuntini posti sul pavimento, in una stanza calda, per 20 dollari. La sera ceniamo nel vicino ristorante. 















16 luglio TAGJKISTAN



16 luglio
TAGJKISTAN
Frontiera- Dangara ( 280 km circa)

L’uscita dall’Uzbekistan è stata allucinante. Tre ore ci sono volute! Abbiamo dovuto compilare dei formulari in cui dichiarare quanto denaro possedevamo; ci hanno perquisito le borsette alla ricerca di monete antiche e droga. La doganiera mi ha svuotato l’astuccio dei medicinali, chiedendo spie-
gazioni su ogni medicina, in particolare sulla siringa con l’adrenalina che ho sempre con me, dato che soffro di allergie. Quando finalmente mi hanno apposto il timbro d’uscita sul passaporto non ho potuto percorrere i 10 metri di distanza da Knut e dalla moto. Quando finalmente un funzionario addetto al controllo bagagli è arrivato ( 2 ore dopo) ha perquisito minuziosamente i bagagli ( Knut ha dovuto smontare tutto!) svuotato completamente i sacchetti coi medicinali e chiesto spiegazioni su ogni prodotto. Poi è passato al computer, l’ha acceso ed è andato a visionare tutte le fotografie scattate nel suo idiotissimo Paese!! Abbiamo così perso tre ore per…cretinate burocratiche. Per fortuna la frontiera tagika ci ha preso solo mezz’ora. I funzionari sono stati cortesi, sorridenti e rapidi. L’impatto con le strade tagike e con la guida dei locali è stato subito tremendo: sterrate miste a tratti con asfalto rovinato e buche e velocità tra i 20 e i 30 km l’ora. Appena la strada lo consentiva acceleravo, così dopo una curva la polizia ci ha fermato, contestandoci un eccesso di velocità: 75 km l’ora dove il massimo era 60. Abbiamo spiegato di non aver visto alcun cartello, dalla frontiera sin lì, che indicasse i limiti da rispettare. I poliziotti sono stati gentili, ci hanno lasciato andare augurandoci “ Welcome in Tajikistan”. Verso le 13,30 arriviamo a Dushanbe, la capitale. Decidiamo di fermarci solo per prelevare contante ( 1000 somoni = 210 dollari) e ripartire subito poiché la strada da percorrere è lunga ed è ancora presto. Si rivelerà un errore. La strada verso sud, per Dangara e Kuliob, si presenta tutto sommato discreta, anche se con fondo rovinato e costellato di buche. Si va a rilento anche perché gli altri, sul transalp, vanno molto lenti e siamo costretti a fermarci spesso per aspettarli. Il panorama, nei tratti montani, è bello. All’uscita da un tunnel ci fermiamo a scattare numerose foto al lago artificiale di Nurek. Bellissimo! Incontriamo una coppia di russi su un BMW come il nostro, ma riusciamo a scambiare solo poche parole poiché non parlano inglese. Verso le 17,30 decidiamo di fermarci a Dangara per la , poiché mancano ancora 80/90 chilometri a Kuliob. Le uniche due gastinizu (alberghi) che ci indicano sono fatiscenti, sporchissimi, senza acqua corrente. Finiamo per chiedere a un ristorante se possiamo dormire sui charpoy ( i larghi baldacchini su cui si mangia) dopo la chiusura. Passiamo così una notte allucinante, all’aperto, dormendo vestiti nei sacchi a pelo, accompagnati dal latrare dei cani e dal rumore dei veicoli in transito.

 












15 Luglio


15 Luglio

Partenza da Samarcanda alle 7,30, ma prima di metterci in strada, andiamo a fare una foto con la moto davanti al  “Registan” .
Poi via verso sud, visto che la frontiera di Pendzihikent è chiusa dovremo fare un bel po’ di strada in più, passando da Baysun e Denov, dove incontreremo la M41 che poi diventerà (un po’ più in là) la “Pamir HighWay” .
La strada è abbastanza buona (per gli standard Uzbeki) fino a Baysun, da li in poi incontriamo dei tratti sterrati, ma niente di preoccupante. Come in tutti i paesi attraversati fino ad ora veniamo fermati spesso dalla polizia, che usa la propria autorità per poterci fermare, ma solo per guardare le moto e sapere da dove arriviamo.
Inoltre, ad ogni sosta per fare benzina, comprare l’acqua o mangiare qualcosa, si crea una  folla di persone curiose, talvolta cosi numerosa da bloccare il traffico, questo può essere piacevole a volte, perche succede di incontrare persone simpatiche, ma per di più è molto fastidioso.
Oggi uso le “HEIDENAU K60 Scout” per la prima volta, e devo dire che sono molto contento (non lo dico per il fatto che son stato sponsorizzato) è la prima volta che monto una gomma nuova sulla moto, e la sento subito “mia” senza avere bisogno di una settimana per abituarmi. Ho fatto ca. 400Km su tutti i tipi di fondo, eccetto il fango, e la prima impressione è ottima.
Ci siamo fermati a Denov in un albergo mediocre, ma è quello che offre il convento. Domani entreremo in Tagikistan ed è lì che avrà l’inizio la vera avventura.