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sabato 4 agosto 2012

3/08 Onguday-Mongolia

3/08
Onguday-Mongolia (357 chilometri)

La mattinata si rischiara mentre percorriamo uno splendido tratto del Chuski Trakt, attraverso la valle del fiume           che in alcuni punti è turbinoso mentre in altri si allarga placido. Alte montagne innevate fanno capolino oltre quelle che fiancheggiano la valle. Ci fermiamo spesso per scattare fotografie ed ammirare il paesaggio. La strada è buona e consente di procedere velocemente. Sostiamo al paese di Aktosh per fare il pieno, riempiamo anche la tanica da 3 litri, e per acquistare viveri di prima necessità e per la gola ( cioccolato, biscotti, cognac). Siamo ormai su  un vasto, ventoso altipiano a quota 2000 e rotti metri e l’aria s’è rinfrescata. Lanciamo la moto per arrivare più velocemente possibile alla dogana, difatti in breve la raggiungiamo per scoprire che…è chiusa per pausa pranzo e riaprirà soltanto un’ora dopo! Non ci resta che attendere consumando uno spuntino a base di pane burro e formaggio! Alle 14, quando riapre, scopriamo di doverci recare in un ufficetto qualche centinaia di metri prima, dopodiché impiegheremo due ore in stupide procedure burocratiche ( dobbiamo ricompilare un modulo per la moto che all’ingresso in Kazakstan hanno sbagliato a compilare, ce lo fanno rifare tre volte perché non ammettono cancellature o lettere troppo marcate).Superati tre controlli passaporti ci dicono “Ok” e aprono il cancello. Ora restano da percorrere ancora alcuni chilometri fino alla dogana mongola, crediamo, quando ci troviamo davanti ad un’ennesima recinzione su cui sventola ancora la bandiera russa. Il soldato al nostro “ goodby” replica con: “ Passport, Motor document”Nooo! Ancora? Scendo dalla moto coi passaporti, Knut prende il libretto della BMW, me lo passa e grida “CADEE!!!” Con orrore vedo la moto inclinarsi a destra, cadere e Knut rotolare capriolando giù per il pendio. Per fortuna si rialza subito e corre alla moto. Cerchiamo di rialzarla mentre urliamo al soldato “ Help!” Pino e Doni corrono ad aiutarci mentre lo stronzo, serafico ci guarda e dice “ motor passport”. Gli gridiamo dove se lo può mettere il motor passport in italiano, norvegese e inglese…Alla fine gli passiamo i documenti e dopo una decina di minuti ce li andiamo a riprendere. Lo troviamo seduto a chiacchierare con un commilitone…Non ha neanche aperto il libretto della moto! Ripartiamo furibondi, oltretutto il tempo si sta guastando e abbiamo perso tre ore niente. La dogana mongola è per fortuna più veloce, ma quando usciamo dagli uffici sta diluviando e soffia un vento gelido. Che sfiga! Viste le condizioni del tempo e l’ora decidiamo di fermarci al villaggio Mjiangani, che sorge proprio alla frontiera che ci offre una camera per quattro per 500 rubli. Le moto vengono riparate in un garage a cui fa la guardia un aggressivo cagnaccio che cerca di azzannarci le gambe ogni volta che giungiamo a tiro. La cosa più fastidiosa è la toilette in fondo al cortile. La famiglia, nonna, madre, padre e una vispa bimbetta dorme in una grande yurta situata in mezzo al cortile. Per cena ci servono enormi porzioni di “buzzi” grossi ravioli al vapore con ripieno di carne di pecora.




 































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