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giovedì 5 luglio 2012

05/07 Garmeh / Bastam

5/07
Garmeh-Bastam (483 km.)
Ci siamo alzati presto per sfruttare le ore meno calde del giorno per attraversare il deserto, nonostante ciò si son fatte le 8. Già 33° a quest’ora! Per la prima volta abbiamo riempito la camel back (2 litri d’acqua) che knut ha poi messo in spalla. E’ come avere uno zainetto! Dopo Jandaq ( circa 140 km.) il paesaggio è divenuto sempre più arido. Sparite anche le erbacce spinose non è rimsto altro che il piatto deserto del Dasht e Kavir, chiamato anche deserto bianco per una parte e deserto nero poi. La terra spaccata, riarsa, completamente priva di verde ci ha fatto una strana impressione. Ho pensato alle carovane dei mercanti che percorrevano la Via della seta attraversando questa landa inospitale e…ho sentito un brivido! Non abbiamo fatto che bere, bere e ancora bere acqua dal nostro “ cammello portatile”. Le uniche soste effettuate sono state per rifornirci di carburante e acquistare bottigliette di acqua fredda. Ed è stato durante l’ultimo rifornimento che abbiamo fatto uno sgradevole incontro. Mentre Knut ed io conversavamo con i passeggeri di due vetture ferme vicino a noi, sgranocchiando pistacchi e mandorle salate offertici da due bambini, sentiamo i nostri amici, fermi alla pompa di benzina, discutere animatamente con due uomini, in abiti civili, che volevano vedere i loro passaporti, poi saliti in moto ci hanno affiancato esortandoci ad allontanarci poiché i due individui sembravano loschi. Mentre un po’ perplessi ci preparavamo i due uomini si sono avvicinati a noi chiedendoci se parlavamo farsi e al nostro diniego han provato con l’inglese. Noi abbiamo detto di no e, quando siamo risaliti sulla moto ha preso il cellulare. Abbiamo raggiunto gli amici e, mentre ci allontanavamo, ci siamo fatti spiegare l’accaduto. Percorsi alcuni chilometri  un’auto della polizia, che ci seguiva, ci ha fatto segno di fermarci. Abbiamo obbedito e chiesto ai due poliziotti il perché. Quello col mitra non diceva nulla, l’altro sorrideva e tergiversava…poi è sopraggiunto uno dei due uomini in abiti civili. Ci ha chiesto i documenti e noi li abbiamo consegnati al poliziotto anziché a lui, visto che non si qualificava. Il poliziotto però glieli ha passati, al che abbiamo chiesto “Who are you?” What have we done?” Alla risposta I’m a bashish ho capito che doveva far parte di quei personaggi che presero parte alla rivoluzione e che controllano la “morale”. Ha iniziato a porci domande, a guardare minuziosamente i passaporti, a contestare a Knut che andava troppo veloce…il poliziotto sembrava in imbarazzo mentre quello si arrampicava sui vetri….dopo una ventina di minuti di questa pantomima abbiamo potuto proseguire. A me però è rimasta appiccicata addosso una sgradevole sensazione. Ho capito cosa deve essere vivere qui per una donna e…non vedo l’ora di uscire da questo Paese!










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