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lunedì 2 luglio 2012

1 luglio Shiraz

1 luglio
Shiraz
Giornata dedicata alla visita della città. Shiraz è completamente diversa da Esfahan, non ha i suoi grandi boulevard ricchi di alberi e la città vecchia presenta edifici in mattoni giallognoli. Inoltre il caldo si fa sentire. Alle 8,30 ci sono già 30°. Di buon passo perccorriamo il kilometro che separa il nostro albergo dalla fortezza, l'Arg Karim Kan: mura merlate ai cui quattro angoli s'innalzano le torri possenti. Quella sul lato ovest è curiosamente inclinata. All'interno un bell'agrumeto dà ombra e frescura. Lungo i portici si aprono le stanze del museo degli abiti, mentre in altre alcuni artigiani sono al lavoro.
Ci dirigiamo poi ad uno dei quattro bazar, il Vakil Bazar. Visitiamo la Moschea che fiancheggia l'ingresso, poi entriamo sotto le fresche volte del bazar coperto. C'è molta gente, anche parecchie donne nomadi, riconoscibili per le vesti colorate che fanno capolino dai neri chador. Camminiamo parecchio soffermandoci a curiosare le merci esposte. Qua i venditori sono più avvezzi ai turisti, ci chiamano da un banco all'altro per attirare la nostra attenzione su quanto espongono. Che differenza con Tabriz! La nostra meta successiva è la Moschea cosiddetta degli Specchi. Vi arriviamo intorno a mezzogiorno. I primi problemi sorgono all'ingresso, dove Doni ed io veniamo fatte entrare in uno stanzino, la donna addetta al controllo ci fa aprire le borse, poi ci indica di lasciarle insieme alla macchina fotografica. Rifiutiamo ed uscite raggiungiamo Knut e Pino al cancello. Anche a loro è stato detto di lasciare gli apparecchi fotografici ed hanno rifiutato. Segue una discussione con gli addetti, poi ci fanno capire che possiamo entrare, non prima che una donna ci faccia indossare due chiari chador. Sto letteralmente schiattando per il caldo. Il complesso è vasto, costituito da un grande cortile con una vasca d'acqua al centro. Su un lato sorge la Moschea degli Specchi. E' magnifica! Restiamo senza parole! Soffitto e pareti sono ricoperti di milioni di pezzettini di specchi che luccicano riverberando una luce argentea. Al centro della sala si trova la tomba di un martire della loro rivoluzione. Alcune persone baciano le grate che circondano la tomba, mentre altre inginocchiate pregano. Il funzionario che ci ha accompagnato nella visita ci saluta e se ne va. Percorriamo il vasto cortile sotto gli sguardi dei fedeli seduti sui tappeti all'ombra di stenti alberelli. Giunti davanti alla fontana, edendo un altro turista scattare foto lo facciamo anche noi, poi, tolte le scarpe cerchiamo di entrare nella seconda Moschea, il cui interno rifulge d'oro. Errore gravissimo! All'interno stanno terminando la preghiera e non è consentito agli infedeli accedervi. Pino e Doni che erano già entrati vengono scortati fuori mentre Knut ed io veniamo invitati a scendere le scle ed allontanarci. Ci sediamo su uno scalino per infilare le scarpe e, secondo errore calpestiamo con le suole il tappeto che lo copre. Presto abbiamo attorno un capanello ostile, sopraggiunge il funzionario che ci sgrida per avere scattato fotografie e tutti quanti ci scortano all'uscita. ne ho le palle piene e vorrei disfarmi subito del lenzuolone che da un'ora mi copre da capo a piedi facendomi letterlmente inzuppare di sudore. Usciti dal complesso ci reinfiliamo nel fresco bazar. Pranziamo con due frullati, d'arancia e melone, e con alcuni dolci fritti tipo i churrascos spagnoli. Dopo di chè giriamo a vuoto per un'altra ora alla ricerca di un'altra moschea da visitare. Peccato he fino alle 16 non aprano e non sappiamo dove sbatterci nell'attesa. Dopo infiniti giri entro e fuori vari bazar, facciamo conoscenza con una coppia di gentili iraniani di mezz'età che ci accompagnano in una casa del the davvero particolare. E' tappezzata di fogli di carta con le poesie del padre del proprietario. Trascorriamo così un'ora conversando piacevolmente.
Infine, stanchi morti, facciamo ritorno all'hotel.


























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