Dangara-Kalaikum ( 260 km circa)
Alle 5,30 siamo
svegli. Alle 6 prepariamo le moto, beviamo un po’ d’acqua e mangiamo 3
biscotti, poi, a fatica tiriamo fuori le moto dal giardinetto fangoso dove le
abbiamo parcheggiate. La strada, all’inizio discreta, peggiora rapidamente.
Diventa sterrata, ma con numerose buche, resti di asfalto e, quel che è peggio,
tratti sabbiosi e addirittura nel letto sassoso dei fiumi. Cadiamo una prima
volta sulla sabbia; la moto è troppo pesante e affonda. La seconda volta,
dovendo attraversare un guado, scendo. Knut affronta il guado, ma l’acqua
diventa profonda e la ruota anteriore prende un grosso sasso, rovesciandosi su
un lato. Nel frattempo gli altri ci hanno raggiunto e con gli sforzi combinati
riusciamo a sollevare il BMW carico. La strada pessima prosegue nella stretta
valle del fiume Pianji. Color cenere, corre impetuoso, selvaggio, segnando il
confine con l’Afghanistan. Nei tratti in cui la valle si restringe, possiamo
osservare scene di vita sul versante afgano: bambini che fanno il bagno in un
tratto placido del fiume, una fila di asini carichi e di uomini percorre la
stretta mulattiera, piccoli villaggi.
Lungo questa strada tremenda incontriamo un gruppo di
ciclisti, tre ragazze e tre ragazzi, con i quali scambiamo quattro chiacchiere.
Sono svizzeri, olandesi e inglesi, in viaggio da tre mesi. Più avanti, in un
tratto in salita, superiamo una coppia di ciclisti che arrancano e li
salutiamo. Solo alle 18 raggiungiamo il paese di Kalaikum dove troviamo
alloggio in una home stay molto modesta ( il gabinetto, in cortile, consiste in
un buco nel pavimento; la doccia è una vecchia vasca coi piedini, tutta
arrugginita, in uno stanzino in cortile). Dormiamo su strapuntini posti sul
pavimento, in una stanza calda, per 20 dollari. La sera ceniamo nel vicino
ristorante.
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