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sabato 18 agosto 2012

17/08 Ulaanbaatar

 Oggi relax assoluto, solo lettura, controllo della posizione dell ammortizzatore, facebook per Cristina e niente altro.

Sotto qualche foto dall Oasis Guesthouse.
Oasis Guesthouse



La nostra gher



Componenti dei team "Casanostra" e "Bergamatti"

Cristina, Sybille e il team "Casanostra" prim della consegna  della macchina




Casanostra



Team "Bergamatti"

venerdì 17 agosto 2012

16 agosto Edernet-Ulaan Bator

16 agosto
Edernet-Ulaan Bator ( 400 km ca.)

Bayas Galan  è arrivato all’hotel insieme a tre uomini, spiegandoci che lo avrebbero aiutato a sistemare il guasto al motore. Hanno rimosso il termostato, lavato il radiatore, ma il problema si è ripresentato dopo una sessantina di chilometri, ed ha continuato a verificarsi. L’uomo però non sembrava preoccupato più di tanto. Questa sembra essere una caratteristica dei mongoli, accettare i contrattempi con filosofia ed attendere lo sviluppo degli eventi, senza angosciarsi o avere fretta. Il viaggio oggi è stato molto più facile poiché le strade erano asfaltate, così siamo arrivati alla capitale verso le 16,30. Per attraversarla  da ovest ad est e raggiungere l’Oasis Cafè Guest House, però, ci abbiamo impiegato quasi 2 ore; traffico allucinante! Ci hanno sistemato in una grande gher per stanotte, domani poi traslocheremo in una camera. Abbiamo cenato con Bayas Galan ed il fratello, poi ci siamo salutati augurandoci reciprocamente “ Buon viaggio”.







Bayas Galan, il nostro "driver".
Se qualcuno dovesse avere problemi simili dalle parti di Moron, questo è il suo N° 99014378, è affiidabile!









Bayas Galan

15 agosto Moron- Edernet



15 agosto
Moron- Edernet ( 360 km ca.)
Riusciamo a partire solo alle 10,30 per via di complicazioni date dl fatto che l’autista, dopo aver caricato moto e bagagli, voleva subito 500 $, che noi non intendevamo pagare in anticipo, vista la brutta esperienza passata. Alla fine ci siamo accordati per dargliene 200 subito, altri 200 ad Edernet ( metà dal percorso) e il resto all’arrivo ad UB. L’uomo ha accettato, così siamo partiti. Il percorso si è snodato attraverso paesaggi alpini molto belli, ma la strada era pessima, come di norma in questo Paese, tutto un susseguirsi si buche e su e giù come sulle montagne russe. Abbiamo temuto più di una volta che la moto, posizionata sul cavalletto centrale, anche se ben legata, potesse cadere. L’autista comunque sembrava sapere il fatto suo, aveva già trasportato due moto nello stesso modo,  e, di mano in mano che il viaggio proseguiva, abbiamo iniziato a comunicare, un po’ in inglese, qualche parola in russo e molto a gesti. Bayas Galan, questo il suo nome, ci ha perfino organizzato, via cellulare, tramite una guida che parlava inglese, il pernottamento in hotel ad Edernet. L’unico motivo di preoccupazione è stato il fatto di doversi fermare spesso per aggiungere acqua nel motore che andava in ebollizione.
















14 agosto


14 agosto
Subito dopo colazione ci facciamo portare da un taxi al Black market dove potremmo trovare un mezzo che carichi la BMW e ci porti ad Ulaan Bator. Dopo un’ora d’infruttuosa ricerca chiediamo ad un ragazzo seduto su un camion. Lui però possiede solo un furgoncino russo adibito a pullmino, ma sostiene che la moto ci può stare e che ci porterà per 700000 MNT equivalenti a 500 $. Knut vede subito che non è possibile, ma vista l’insistenza del giovane, torniamo insieme all’hotel e gli mostriamo la moto. Dopodichè lo salutiamo e andiamo a pranzo. Un’ora più tardi si presenta in compagnia di un uomo spiegandoci che ha un camioncino e può fare il lavoro. Concordiamo d’incontrarci nel parcheggio dell’hotel qualche ora più tardi per vedere il mezzo, poi ci accordiamo sul prezzo. Ovviamente lo stesso indicato dal ragazzo. Quando l’uomo ritorna col camion accettiamo, sembra in buono stato e la persona ha una faccia aperta e onesta, quindi decidiamo di fidarci.
Trascorriamo il resto del pomeriggio riposando, scrivendo mail al responsabile delle relazioni coi clienti della Wilbers, visto che l’importatore italiano era irreperibile. 
Non sono per niente contento della Wilbers, primo perchè un ammortizzatore costruito apposta per questo viaggio non doveva rompersi cosi (hanno voluto tutti i pesi, percentuale d'offroad ecc.), secondo perchè ho dovuto pagare l'ammortizzatore che mi inviano in sostituzione (mi restituscono i soldi quando avranno riparato il mio) e le spese di spedizione sono a carico mio, altro che customer Care!

martedì 14 agosto 2012

12/13 agosto Asgat-Moron



12 /13agosto
Asgat-Moron (320 km)

Dopo una parca colazione con le nostre provviste vediamo arrivare un giovane, che ha un camioncino, a cui il nostro ospite ha telefonato. Dice che può portarci ad Ulan Bataar caricando la moto, ma che per i primi 300 km dovremo viaggiare sul cassone perché deve portare a Moron quattro persone. Ci accordiamo per 300 dollari a patto che io viaggi nella cabina e che dopo Moron si sia solo noi e lui e che si arrivi il più in fretta possibile. Errore madornale fidarsi della parola di uno sconosciuto! Quando torna alla gher con i quattro ( un grassone, una grassona dai capelli bisunti e dallo sguardo cattivo, una ragazza e un bambino) sento un brivido e dico a Knut:” non mi piacciono, ho un feeling negativo” . -E’ la nostra unica possibilità, non possiamo restare bloccati in questo piccolo villaggio. Sopportiamo per 300 km poi andrà meglio- risponde Knut. Dopo aver perso la mattinata per le riparazioni alla ruota del camion imposte da Knut  e non prima che il grassone e il nostro ospite si siano scolati una bottiglia di vodka, ha inizio un viaggio infernale, Knut seduto su dei sacchi di sale, sotto la pioggia che ha iniziato a scendere, io rannicchiata nello spazio dietro i tre sedili, occupati dai tre più l’autista, insieme al ragazzino e a borse, sacchetti vari e indumenti. Il grassone è ubriaco fradicio, canta e ogni tanto mi guarda e dice” I’m sorry” poi ride sguaiatamente, la donnona parla a raffica, il ragazzino quando non dorme vomita. Io mi chiedo se sto vivendo in un incubo. Poi guardo Knut là fuori sotto l’acqua che stringe una delle corde che legano la moto e stringo i denti. Si viaggia a rilento perché la pista è fangosa. Verso le 18 arriviamo in un villaggio, sosta per mangiare, dove i quattro si abbuffano di cibo finchè, trascorsa quasi un’ora alziamo la voce e li obblighiamo a ripartire. Nel frattempo l’autista ci informa che si uniranno a noi il padre, alla guida di un camion e degli amici su di un pullmino. Allora capiamo a cosa era dovuta tutta quest’attesa. Allora pretendiamo che Due persone salgano sugli altri mezzi e Knut in cabina. Così ripartiti riusciamo a percorrere solo una quindicina di chilometri perché ormai è buio e la pista è un fango unico su cui le ruote slittano, difatti c’impantaniamo. L’autista serafico ci dice che bisogna aspettare la mattina affinchè l’altro camion possa trainarci fuori. Passiamo la notte in un dormiveglia, seduti scomodamente e al freddo, sentendo i morsi della fame dato che abbiamo saltato il pranzo e cenato con un po’ di pane e cioccolata. Alle prime luci di un’alba livida l’altro camion riesce a tirarci fuori dal fango e la marcia prosegue, con soste continue per aiutare il pullmino, sgangherato al massimo, che si guasta di continuo. Solo verso le 18,30 arriviamo nei pressi di Moron, ma anziché portarci in hotel e scaricare i quattro, scopriamo che l’autista intende proseguire subito e fa salire con noi la ragazza, sua sorella, il bambino e un’altra bambina che prima stava sul pullmino. A quel punto diciamo chiaramente che un’altra notte all’addiaccio non intendiamo passarla né tantomeno proseguire con altri persone in cabina, che i patti non erano questi. Per farla breve il ragazzo diventa aggressivo così come i due grassoni, parenti suoi capiamo, vogliono scaricarci in mezzo alla strada con la moto rotta, a 5 km dalla città e pretendono da noi 200 dollari. Cominciamo a discutere e quando ricevo un colpo nelle costole dalla megera comincio ad urlare alle auto che passano:” Help! Call the police, please!” così due auto si fermano e  un uomo che parla inglese cerca di mediare tra noi. A quel punto abbiamo richiamato molta attenzione  e l’autista acconsente a portarci in città, all’hotel, ma vuole almeno 150 dollari. La faccenda volge al peggio quando anziché fermarsi ad un hotel o ad un distributore di benzina, come chiediamo, si addentra nelle stradine sterrate di una bidonville dicendo che andiamo a casa di sua sorella, la cui madre è la donnona orrenda, per farsi aiutare a scaricare il BMW. Capisco che saremo perduti e inizio a gridare a Knut, che è sul cassone, le cattive intenzioni. Nel frattempo però siamo nella loro strada e il camion è presto accerchiato dai loro parenti e amici. Ho paura, capisco che finisce male, allora continuo a parlare col ragazzo, usando un tono calmo e cercando di far leva sul suo senso di colpa, che percepisco debba sentire, gli chiedo di rispettare almeno la richiesta di scaricarci ad una stazione di servizio. Acconsente, ma fa salire il grassone vicino a me e, mentre partiamo, Knut si prende una sassata da uno dei cugini. Arrivati da un benzinaio scarichiamo moto e bagagli e, mentre chiedo ai benzinai di chiamare un taxi, vedo che i due hanno sottratto una delle borse d’alluminio e stanno altercando con Knut. Vogliono più dei 100 dollari che lui dà loro. Quando la lite degenera e il ragazzo brandisce una barra di ferro e minaccia Knut imploro i benzinai di chiamare la polizia. Intanto corro fuori e mi interpongo tra i due. Il ragazzo è quasi fuori controllo dopo che Knut gli ha dato del mentitore infilandogli la banconota in bocca. Knut lo minaccia di dire alla polizia, che è in arrivo, che abbiamo viaggiato in sei su di un mezzo omologato per tre. Allora decido che dei soldi non m’importa, che magari la polizia non arriverà e che è meglio salvare la pelle, perciò prendo altri 50 dollari e li dò al ragazzo chiedendogli di ridarmi il mio bagaglio. Così se ne vanno. Poco dopo sopraggiunge un’automobile della polizia e, con l’aiuto della gentile benzinaia, spieghiamo l’accaduto. Dato che non vogliamo sporgere denuncia, ci chiamano un taxi e ci fanno accompagnare in hotel. Siamo a pezzi, ma una doccia calda e una cena sostanziosa ci ridanno un po’ di energia. Siamo più sollevati quando riusciamo a contattare la Wilbers, la ditta tedesca che produce l’ammortizzatore, e ci assicurano di poter spedire un nuovo ammortizzatore a Ulan Bataar in tre/quattro giorni.