3/08
Onguday-Mongolia (357 chilometri )
La mattinata si rischiara mentre percorriamo uno splendido
tratto del Chuski Trakt, attraverso la valle del fiume che in alcuni punti è turbinoso
mentre in altri si allarga placido. Alte montagne innevate fanno capolino oltre
quelle che fiancheggiano la
valle. Ci fermiamo spesso per scattare fotografie ed ammirare
il paesaggio. La strada è buona e consente di procedere velocemente. Sostiamo
al paese di Aktosh per fare il pieno, riempiamo anche la tanica da 3 litri , e per acquistare
viveri di prima necessità e per la gola ( cioccolato, biscotti, cognac). Siamo
ormai su un vasto, ventoso altipiano a
quota 2000 e rotti metri e l’aria s’è rinfrescata. Lanciamo la moto per
arrivare più velocemente possibile alla dogana, difatti in breve la
raggiungiamo per scoprire che…è chiusa per pausa pranzo e riaprirà soltanto
un’ora dopo! Non ci resta che attendere consumando uno spuntino a base di pane
burro e formaggio! Alle 14, quando riapre, scopriamo di doverci recare in un
ufficetto qualche centinaia di metri prima, dopodiché impiegheremo due ore in
stupide procedure burocratiche ( dobbiamo ricompilare un modulo per la moto che
all’ingresso in Kazakstan hanno sbagliato a compilare, ce lo fanno rifare tre
volte perché non ammettono cancellature o lettere troppo marcate).Superati tre
controlli passaporti ci dicono “Ok” e aprono il cancello. Ora restano da
percorrere ancora alcuni chilometri fino alla dogana mongola, crediamo, quando
ci troviamo davanti ad un’ennesima recinzione su cui sventola ancora la
bandiera russa. Il soldato al nostro “ goodby” replica con: “ Passport, Motor
document”Nooo! Ancora? Scendo dalla moto coi passaporti, Knut prende il
libretto della BMW, me lo passa e grida “CADEE!!!” Con orrore vedo la moto
inclinarsi a destra, cadere e Knut rotolare capriolando giù per il pendio. Per
fortuna si rialza subito e corre alla moto. Cerchiamo di rialzarla mentre
urliamo al soldato “ Help!” Pino e Doni corrono ad aiutarci mentre lo stronzo,
serafico ci guarda e dice “ motor passport”. Gli gridiamo dove se lo può
mettere il motor passport in italiano, norvegese e inglese…Alla fine gli
passiamo i documenti e dopo una decina di minuti ce li andiamo a riprendere. Lo
troviamo seduto a chiacchierare con un commilitone…Non ha neanche aperto il
libretto della moto! Ripartiamo furibondi, oltretutto il tempo si sta guastando
e abbiamo perso tre ore niente. La dogana mongola è per fortuna più veloce, ma
quando usciamo dagli uffici sta diluviando e soffia un vento gelido. Che sfiga!
Viste le condizioni del tempo e l’ora decidiamo di fermarci al villaggio
Mjiangani, che sorge proprio alla frontiera che ci offre una camera per quattro
per 500 rubli. Le moto vengono riparate in un garage a cui fa la guardia un
aggressivo cagnaccio che cerca di azzannarci le gambe ogni volta che giungiamo
a tiro. La cosa più fastidiosa è la toilette in fondo al cortile. La famiglia,
nonna, madre, padre e una vispa bimbetta dorme in una grande yurta situata in
mezzo al cortile. Per cena ci servono enormi porzioni di “buzzi” grossi ravioli
al vapore con ripieno di carne di pecora.
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