23 luglio
Karakul-Osh ( Kirghizstan) 270 km
Stamattina il cielo mostra qualche nube, qua e là, sulle
cime più alte. La moto procede spedita, il morale è alto. Percorsi circa 20/30
chilometri arriviamo ad un punto in cui la strada è scomparsa, mangiata
dall’impeto delle acque di un torrente. “Oh no! Che sfortuna!” imprechiamo.
Scendiamo dalla moto e perlustriamo il greto del fiume per trovare un punto in
cui guadare, quand’ecco vediamo sopraggiungere due motociclisti, il danese e un
ragazzo, su una BMW come la nostra, ma molto meno carico. Ha già attraversato
quel punto 2 volte il giorno precedente e ci dice che non è un problema
superare il dislivello e il torrente. Così, scaricata completamente la moto,
Knut riesce a passare, gli altri due non hanno problemi essendo più leggeri. Ci
aiutano a trasportare il bagaglio sull’altra sponda, dopodiché, in compagnia di
Morten, il danese, arriviamo al Kizil Art Pass, a 4336 metri , dove è
situata la frontiera tajika percorrendo Una strada sterrata in pessime
condizioni. L’ammortizzatore posteriore, per la rottura della guarnizione ha
perso olio, ed è posizionato sempre sul fine corsa, così ogni buca o dislivello
del terreno si ripercuote sulla schiena. Sai che goduria! Sul passo fa freddo,
8° e tira un vento tagliente. Espletiamo le formalità burocratiche in un’ora
circa, poi affrontiamo i 20 km .
di terra di nessuno che la dividono da quella Kirghiza. Sono altri 20 chilometri di
strada sterrata, con terreno fangoso e sconnesso per il passaggio di veicoli
pesanti. Un tormento! Fortunatamente passiamo la dogana kirghiza in un attimo,
addirittura con baci e abbracci di un doganiere, amante dell’Italia. Si scende
verso Sari Tash attraverso una valle fiancheggiata da una catena di imponenti
montagne, tra cui spicca il Lenin peack, 7134 m . Anche qui al nostro passaggio grasse
marmotte fulve scappano fischiando. Ad un tratto, vicinissima alla strada,
prende il volo un’aquila. Che meraviglia! E che peccato non essere riusciti a
fotografarla. Proseguiamo fino al primo insediamento, Sari Tash, dove facciamo
benzina e cambiamo alcuni dollari in moneta locale da un odioso benzinaio. Per
pranzo sostiamo lungo la strada, in un semplice cafè, dove ci servono goulash e
kartob, un piatto locale a base di carne. E’ ormai pomeriggio inoltrato quando
giungiamo alla città di Osh, dove sosteremo un paio di giorni per cercare di
risolvere il problema dell’ammortizzatore. Senza averlo a posto dubito che
potremo affrontare le piste mongole. Dopo vari tentativi per arrivare alla Tess
Guesthouse, quando alfine vi arriviamo, scopriamo che non ha posto per noi.
Troviamo alloggio al vicino Hotel Osh, un grande edificio di sette piani, in
stile sovietico, vecchiotto, ma pulito. Optiamo per una camera de lux, con
salotto e fornita di ogni comfort, al prezzo di 70 dollari. Il ragazzo alla
reception Ali si rivela molto affabile ed amichevole, tanto che si offre di
accompagnare Knut al mercato dei pezzi di ricambio, l’indomani mattina alle 8,
quando terminerà il suo turno di lavoro. Davvero gentile!
Vedo che avete usato abbigliamento motoinfinito, come vi siete trovati dato che volevo comprarlo anchio?
RispondiEliminaSergio di torino
Grazie e complimenti per il viaggio.
P.S. Per curiosità che cosa è successo con la coppia di Milano?
So per esperienza che non è facile trovare la compagnia giusta infatti io preferisco viaggiare in solitaria onde evitare complicazioni sgradevoli.
Buona strada ragazzi.
E' successo di tutto, dal doverli sempre aspettare perchè viaggiano lenti dato che la donna ha paura della velocità, ai modi sgarbati quando non aggressivi nel parlare se li si contrariava, fino all'aggressione fisica subita da Cristina ad opera di quell'energumena della donna!
RispondiEliminaMeglio soli che male accompagnati!!