ShinyStat

Utenti connessi

martedì 24 luglio 2012

23 luglio Karakul-Osh ( Kirghizstan)



23 luglio

Karakul-Osh ( Kirghizstan) 270 km

Stamattina il cielo mostra qualche nube, qua e là, sulle cime più alte. La moto procede spedita, il morale è alto. Percorsi circa 20/30 chilometri arriviamo ad un punto in cui la strada è scomparsa, mangiata dall’impeto delle acque di un torrente. “Oh no! Che sfortuna!” imprechiamo. Scendiamo dalla moto e perlustriamo il greto del fiume per trovare un punto in cui guadare, quand’ecco vediamo sopraggiungere due motociclisti, il danese e un ragazzo, su una BMW come la nostra, ma molto meno carico. Ha già attraversato quel punto 2 volte il giorno precedente e ci dice che non è un problema superare il dislivello e il torrente. Così, scaricata completamente la moto, Knut riesce a passare, gli altri due non hanno problemi essendo più leggeri. Ci aiutano a trasportare il bagaglio sull’altra sponda, dopodiché, in compagnia di Morten, il danese, arriviamo al Kizil Art Pass, a 4336 metri, dove è situata la frontiera tajika percorrendo Una strada sterrata in pessime condizioni. L’ammortizzatore posteriore, per la rottura della guarnizione ha perso olio, ed è posizionato sempre sul fine corsa, così ogni buca o dislivello del terreno si ripercuote sulla schiena. Sai che goduria! Sul passo fa freddo, 8° e tira un vento tagliente. Espletiamo le formalità burocratiche in un’ora circa, poi affrontiamo i 20 km. di terra di nessuno che la dividono da quella Kirghiza. Sono altri 20 chilometri di strada sterrata, con terreno fangoso e sconnesso per il passaggio di veicoli pesanti. Un tormento! Fortunatamente passiamo la dogana kirghiza in un attimo, addirittura con baci e abbracci di un doganiere, amante dell’Italia. Si scende verso Sari Tash attraverso una valle fiancheggiata da una catena di imponenti montagne, tra cui spicca il Lenin peack, 7134 m. Anche qui al nostro passaggio grasse marmotte fulve scappano fischiando. Ad un tratto, vicinissima alla strada, prende il volo un’aquila. Che meraviglia! E che peccato non essere riusciti a fotografarla. Proseguiamo fino al primo insediamento, Sari Tash, dove facciamo benzina e cambiamo alcuni dollari in moneta locale da un odioso benzinaio. Per pranzo sostiamo lungo la strada, in un semplice cafè, dove ci servono goulash e kartob, un piatto locale a base di carne. E’ ormai pomeriggio inoltrato quando giungiamo alla città di Osh, dove sosteremo un paio di giorni per cercare di risolvere il problema dell’ammortizzatore. Senza averlo a posto dubito che potremo affrontare le piste mongole. Dopo vari tentativi per arrivare alla Tess Guesthouse, quando alfine vi arriviamo, scopriamo che non ha posto per noi. Troviamo alloggio al vicino Hotel Osh, un grande edificio di sette piani, in stile sovietico, vecchiotto, ma pulito. Optiamo per una camera de lux, con salotto e fornita di ogni comfort, al prezzo di 70 dollari. Il ragazzo alla reception Ali si rivela molto affabile ed amichevole, tanto che si offre di accompagnare Knut al mercato dei pezzi di ricambio, l’indomani mattina alle 8, quando terminerà il suo turno di lavoro. Davvero gentile!




































2 commenti:

  1. Vedo che avete usato abbigliamento motoinfinito, come vi siete trovati dato che volevo comprarlo anchio?
    Sergio di torino
    Grazie e complimenti per il viaggio.
    P.S. Per curiosità che cosa è successo con la coppia di Milano?
    So per esperienza che non è facile trovare la compagnia giusta infatti io preferisco viaggiare in solitaria onde evitare complicazioni sgradevoli.
    Buona strada ragazzi.

    RispondiElimina
  2. E' successo di tutto, dal doverli sempre aspettare perchè viaggiano lenti dato che la donna ha paura della velocità, ai modi sgarbati quando non aggressivi nel parlare se li si contrariava, fino all'aggressione fisica subita da Cristina ad opera di quell'energumena della donna!
    Meglio soli che male accompagnati!!

    RispondiElimina