4/07
Yazd- Garmeh (350
km.)
Stamattina la sveglia è suonata alle 6,20. Carichiamo la
moto e alle 7, puntuali, ci rechiamo in sala ristorante per la colazione…senza
trovare niente! Chiediamo al ragazzo semi addormentato alla reception e ci dice
che sarà pronta alle 8. Ma come! Ieri sera ci avevano assicurato che alle 7 era
possibile e oggi …si vede che manca Saghi, l’intelligente e dinamica giovane
che ci ha accompagnato ieri nella visita della città! Decidiamo di saltare la
colazione e partire, ma…dopo un consulto a quattro, e vedendo arrivare la
cameriera, optiamo per bere almeno una tazza di te. Riusciamo a partire dal
Mehr Traditional hotel solo alle 8,15. Impieghiamo parecchio per trovare il
modo per uscire dalla città, poi, finalmente imbocchiamo la strada giusta in
direzione Tabas. Sostiamo al piccolo villaggio di Karanaq, consigliato da
Saghi, per salire sul “Minareto ondeggiante”. Il posto è un piccolissimo borgo
che pare abbandonato. Parcheggiata la moto c’incamminiamo a piedi e,giunti ad
un edificio che pare essere una moschea, entriamo. Il guardiano, un uomo alto e
robusto, albino, dai modi burberi, ci stacca 2 biglietti e ci guida attraverso
i resti delle antiche abitazioni sino al minareto. E’ una grossa torre
all’interno della quale si sale attraverso una stretta scala a chiocciola fino
ad uno stretto ballatoio, esterno,. senza parapetto, dal quale ci si può
affacciare. Da lì si entra in “un buco” 50 cm per 50, e ci si arrampica su di un’altra
strettissima scala a chiocciola doppia, un lato serve per la salita, l’altro
per la discesa. Alla
sommità si sosta in un ridotto spazio (20 x 50 cm). Se c’è vento il
minareto oscilla. In mancanza di vento il guardiano ha urlato a Knut di
spingere contro le pareti, come per far oscillare un albero, e…ecco che la
struttura ha iniziato ad oscillare, fatto strano dato che è in mattoni! Dopo,
il solerte custode ci ha condotto attraverso i vicoli e i resti delle case,
alla nuova moschea. Questo buffo uomo ha continuato a scandire “ordini” ed istruzioni
in farsi, gesticolando e accompagnandosi con fischi modulati se ci attardavamo
a scattare fotografie. “ Sarà imparentato con gli uccelli” ci siamo detti.
Tornati verso la Moschea ci ha mostrato i Kanat (canali d’irrigazione)
spiegandoci che in uno le donne lavano i panni e ad un secondo si poteva bere.
Alla fine i pochi abitanti del paesino erano tutti intorno a noi, mentre lui
dava loro spiegazioni su di noi…ci trattava un po’ come se gli appartenessimo!
Abbiamo declinato il suo invito a pranzo perché eravamo attesi alla Guest house
nell’oasi di Garmeh. Da Karnaq la strada si snoda per un bel pezzo in una
piatta terra arida che preannuncia il deserto. Al nostro arrivo alla Guest
House Ateshooni il proprietario ci ha dato il benvenuto con una freschissima
limonata, fette di cocomero e dolcetti. La casa sorge nel piccolo villaggio di
Garmeh, circondato da palme da dattero. Molto particolare! Più tardi ci siamo
aggregati a due ospiti svizzere per una corsa nel deserto, alle dune di sabbia,
per ammirare il tramonto. Abbiamo camminato per un’oretta scalando le dune, ma
abbiamo perso il tramonto perché siamo stati condotti al vicino villaggio per
un te nell’attesa di un personaggio, “artista” che avrebbe poi suonato per noi!
Un personaggio arrogante, con un grosso suv bianco, che non si è neppure
scusato per il ritardo…così abbiamo fatto dietrofront e con il nostro taxi
siamo tornati alla guest house ( alle 22,00) La cena è consistita in riso
selvaggio con fagioli, polpette di carne di cammello, pomodori, insalata e
yogurt. Molto gustosa!
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