5/07
Garmeh-Bastam (483 km.)
Ci siamo alzati presto per sfruttare le ore meno calde del giorno per
attraversare il deserto, nonostante ciò si son fatte le 8. Già 33° a quest’ora!
Per la prima volta abbiamo riempito la camel back (2 litri d’acqua) che knut
ha poi messo in spalla. E’ come avere uno zainetto! Dopo Jandaq ( circa 140 km.) il paesaggio è
divenuto sempre più arido. Sparite anche le erbacce spinose non è rimsto altro
che il piatto deserto del Dasht e Kavir, chiamato anche deserto bianco per una
parte e deserto nero poi. La terra spaccata, riarsa, completamente priva di
verde ci ha fatto una strana impressione. Ho pensato alle carovane dei mercanti
che percorrevano la Via della seta attraversando questa landa inospitale e…ho
sentito un brivido! Non abbiamo fatto che bere, bere e ancora bere acqua dal
nostro “ cammello portatile”. Le uniche soste effettuate sono state per
rifornirci di carburante e acquistare bottigliette di acqua fredda. Ed è stato
durante l’ultimo rifornimento che abbiamo fatto uno sgradevole incontro. Mentre
Knut ed io conversavamo con i passeggeri di due vetture ferme vicino a noi,
sgranocchiando pistacchi e mandorle salate offertici da due bambini, sentiamo i
nostri amici, fermi alla pompa di benzina, discutere animatamente con due
uomini, in abiti civili, che volevano vedere i loro passaporti, poi saliti in
moto ci hanno affiancato esortandoci ad allontanarci poiché i due individui
sembravano loschi. Mentre un po’ perplessi ci preparavamo i due uomini si sono
avvicinati a noi chiedendoci se parlavamo farsi e al nostro diniego han provato
con l’inglese. Noi abbiamo detto di no e, quando siamo risaliti sulla moto ha
preso il cellulare. Abbiamo raggiunto gli amici e, mentre ci allontanavamo, ci
siamo fatti spiegare l’accaduto. Percorsi alcuni chilometri un’auto della polizia, che ci seguiva, ci ha
fatto segno di fermarci. Abbiamo obbedito e chiesto ai due poliziotti il
perché. Quello col mitra non diceva nulla, l’altro sorrideva e tergiversava…poi
è sopraggiunto uno dei due uomini in abiti civili. Ci ha chiesto i documenti e
noi li abbiamo consegnati al poliziotto anziché a lui, visto che non si
qualificava. Il poliziotto però glieli ha passati, al che abbiamo chiesto “Who
are you?” What have we done?” Alla risposta I’m a bashish ho capito che doveva
far parte di quei personaggi che presero parte alla rivoluzione e che
controllano la “morale”. Ha iniziato a porci domande, a guardare minuziosamente
i passaporti, a contestare a Knut che andava troppo veloce…il poliziotto
sembrava in imbarazzo mentre quello si arrampicava sui vetri….dopo una ventina
di minuti di questa pantomima abbiamo potuto proseguire. A me però è rimasta
appiccicata addosso una sgradevole sensazione. Ho capito cosa deve essere
vivere qui per una donna e…non vedo l’ora di uscire da questo Paese!
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