6 luglio
Bastam-Quchan
Di nuovo giù nel deserto. Il caldo diventa pesante da
sopportare, ma peggio è attraversare questo territorio così spoglio, nudo,
secco. L’anima anela un po’ di verde…poi si sale in quota, attraverso montagne
ocra e marrone. Altri chilometri che sembrano infiniti, spezzati solo dalle
soste per il carburante e per comprare dell’acqua. La camel back si rivela
ancora una volta utilissima, l’acqua si conserva fresca. All’improvviso appare
un branco di dromedari, saranno una trentina e stanno brucando. Fermiamo la
moto e ci avviciniamo agli animali per fotografarli. Altri ci hanno preceduto.
Quando vedono le moto si dirigono verso di noi e…si ripete la solita scena:
“welcome” “ Da dove venite?” Ci circondano desiderosi di vedere da vicino e
toccare il nostro “mostro”. Poi chiedono il permesso di scattare fotografie
e…non finiscono più! Ripartiamo e ci fermiamo solo verso mezzogiorno, sulla
strada, per acquistare un melone dai contadini. Ne prendo uno bello pesante e
Knut lo lega sulla borsa posteriore, poi si riparte. Ci fermiamo tra i monti,
ad uno specchio d’acqua tra gli alberi, dove molte famiglie iraniane stanno
facendo pic-nic ( agli iraniani piace trascorrere i giorni di riposo in questo
modo). Dopo il pasto frugale a base di melone e pistacchi ripartiamo alla volta
di Quchan. Il paese dista un’ottantina di chilometri dalla frontiera con il
Turkmenistan. Non vi sono hotel. Un bel giovane, distinto, si avvicina e, in
inglese ci domanda se abbiamo bisogno di un aiuto. Gli chiediamo se conosce la
via di un albergo segnalato dalla Lonly Planet. Ci accompagna fino al luogo e
funge da interprete con la proprietaria della modesta locanda. Il problema è
che dovremmo lasciare i veicoli in
strada…Notata la nostra perplessità, dopo essersi consultato con l’amico, ci
invita a trascorrere la notte come ospiti a casa dell’amico e dei di lui frstelli.Accettiamo la generosa offerta e li
seguiamo. Arrivati all’abitazione troviamo ad attenderci le sorelle e i
fratelli dell’ospite, la giovane sorella
di Mamud, il ragazzo che si è offerto di
aiutarci, un amico e la
moglie. Ci hanno fatto parcheggiare le moto nel cortile, poi,
dopo esserci tolte le scarpe, ci hanno invitato ad accomodarci nell’ampio
salone, sui magnifici tappeti che ricoprivano il pavimento. Ci hanno offerto
del te e invitato a fare come se fossimo a casa nostra. La sera abbiamo
preparato insieme la cena a base di spaghetti al ragù, accompagnati da
peperoni, cipolle ed una fresca bevanda a base di yogurt. La serata è
proseguita conversando sui diversi usi e costumi, sulla politica e la
religione, con Mamud che fungeva da interprete tra noi e gli amici.
L’ospitalità di questi giovani che ci hanno aperto le porte della loro casa, offrendoci
le loro camere, rifocillandoci e mettendosi a nostra disposizione ci ha davvero
toccato il cuore. Questi momenti di condivisione, allegria, risate, foto
scattate a ripetizione gli uni agli altri, il piacere e la curiosità di
conoscerci…resteranno per sempre nei nostri cuori.
Ecco, dopo stasera posso davvero dire che la gente
amichevole, gentile, ospitale di questo Paese
non merita la fama negativa che ha in occidente a causa di chi la governa.
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