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martedì 10 luglio 2012

8 luglio Ashgabat

 
8 luglio Ashgabat                                                                       
Oggi il programma stabilito con l’agenzia prevedeva una visita della città con la guida che ci avrebbe poi accompagnati nel viaggio attraverso il deserto. Alle 9 si presenta l’autista che ci aveva atteso alla dogana. Ci comunica che c’è stato un problema e il city tour è saltato. Alle nostre rimostranze comincia a telefonare al suo capo e, grazie all’aiuto della ragazza alla reception capiamo  che quest’agenzia procurataci dalla Intelservizi è poco seria. Knut discute a lungo con il misterioso sig. Aziz. Abbiamo pagato una parcella di 253 dollari a coppia, compreso l’hotel ( 80) il city tour e l’accompagnamento al cratere di Darvaza, in pieno deserto, e questo vogliamo! Il povero autista non sa più che cosa dire. Poi quando parliamo di chiamare la polizia qualcosa inizia a sbloccarsi. Finisce che l’autista ci accompagna al bazar e dopo ci raggiunge un suo amico, Alan, con il quale lavora per un’altra agenzia. Alan parla un ottimo inglese, è simpatico e competente, ci dà spiegazioni dettagliate sui palazzi e monumenti che vediamo. Ci fa notare le forme di alcuni edifici governativi, spiegandoci il significato simbolico che vi si cela. Ad esempio il palazzo di 14 piani che sembra un accendino è la sede del Ministero del gas, mentre quello la cui facciata riporta cinque disegni astratti è il Ministero dei tappeti. Per non parlare della facciata a forma di cobra su un altro palazzo: il ministero della prevenzione delle malattie .Parla con trasporto spiegandoci quanto sia giusta la società turkmena…a noi sembra sia stato indottrinato per bene! Questa città così spettralmente bianca, con le alte statue d’oro del defunto presidente Niazov, con gli enormi vialoni e così vuota, dato che si vedono circolare pochissime auto e ancora meno persone, fa l’effetto di essere piombati in un set cinematografico.    
Torniamo in hotel all’una, cotti per il caldo torrido ( 46°) pranziamo, ci rinfreschiamo e, alle 15,30 siamo pronti per partire alla volta del deserto, dove pianteremo le tende vicino al cratere infuocato di Darvaza. Naturalmente si presenta solo il solito autista, senza la guida prevista. Accettiamo comunque perché è una brava persona e non ha colpa se il suo capo è uno s…zo. Decido di viaggiare in auto dato che non mi sento molto bene e la temperatura ha raggiunto i 47°!! Appena lasciamo Ashgabat la strada diventa pessima, buche, dossi e cunette creati dal passaggio dei mezzi pesanti. Non si può viaggiare a più di 80/90 km. l’ora per non rischiare di rovinare la moto o di cadere. Questo deserto è impressionante! Si estende per centinaia di chilometri, coprendo il 90% del territorio del Turkmenistan. Dopo quattro ore e mezza, alle 20, giungiamo a Darvaza. Sostiamo per la cena in una modestissima chayhana. Il sole sta per tramontare, non vorremmo dover piantare le tende col buio, perciò chiediamo al nostro autista, col quale Doni ed io abbiamo conversato per tutto il tragitto se è possibile dormire lì. Lui dice che non è un buon posto, chiasso di notte, ubriachi, comunque parla col padrone. Costui ha il coraggio di chiederci 60 dollari per dormire per terra, su sporche coperte, dentro una specie di bollente recinto chiuso da un tettoia. Rifiutiamo. Allora il nostro uomo ci propone due alternative: o lasciare le moto vicino alla strada, caricar tende e sacchi a pelo sull’auto ed accamparci nei pressi del cratere o piantare le tende vicino alla yurta di un suo amico, poco distante. Optiamo per la seconda soluzione. L’amico, un anziano turkmeno vive , con la moglie e i due figli, in una yurta di canne e paglia. Sarà una serata, ed una nottata davvero particolare. Al nostro arrivo l’uomo è seduto sui tappeti stesi sulla sabbia. La moglie, seduta accanto a lui è intenta a scuoiare e tagliare a pezzi una capra in un grosso catino. La capanna è illuminata da un braciere su cui è posta una nera teiera. L’autista si siede accanto all’uomo, Knut ed io di fronte. Ci viene offerto del te. Sono scomoda e un po’ preoccupata, ma presto un senso di pace mi avvolge.  la notte è scesa, nel cielo brillano milioni di stelle, il braciere scoppietta, i due uomini parlano lentamente, con voci pacate, la donna completa il suo lavoro silenziosa. Questo è il ricordo che porto con me, più che la successiva escursione al cratere, anche se questo costituisce una visione terrificante di fuochi che ardono nell’enorme caldara artificiale. 
















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